lunedì 28 gennaio 2008

Oplà, visto che azzardissimo?

NAPOLI - Il pm ha chiesto la revoca degli arresti domiciliari per Sandra Lonardo Mastella, presidente del Consiglio regionale della Campania. La richiesta è motivata con la sopravvenuta mancanza delle esigenze cautelari.
Tu guarda.

domenica 27 gennaio 2008

Preterosessuale

Avete mai pensato a questa cosa? Se un prete non resiste alle tentazioni della carne e amoreggia con uomo allora è un porco maledetto, schifoso e pure frocio. Se un prete non resiste alle tentazioni della carne e amoreggia con una donna è, invece, un po' porco, un po' maialone ma - dici- almeno non è frocio. Pensateci un attimo e pensate, poi, se tutte le persone che conoscete che considerano l'omossessualità come una "variante dell'amore" applicano questo ragionamento anche al caso del prete maledetto, schifoso e pure frocio. Pensateci e scoprirete, rullo e tamburo, che la risposta è no.

E' un momento

Leggi gli ads di Google sulla tua mail e capirai cosa gli altri pensano che sei e cosa gli altri pensano che ti manchi.
"Sei di Forza Italia?". "Vuoi diventare Coach?" "Single A Milano". "200 parquet a confronto".

Da leggere

Libro da leggere in questi giorni di primarie: La prima volta, di Giuseppe De Bellis: bravissimo giornalsita del Giornale. Libro scritto molto bene. Interessante, completo e utile da rileggere anche per le prossime elezioni. Veramente bello.

Larghissime intese

Bertone sulla crisi di governo: "Spero in un accordo per il bene comune"
Montezemolo: "Esecutivo tecnico per riforme"

Azzardissimo

Pensate che spasso se domani, o dopodomani, il Tribunale del Riesame di Napoli dovesse confermare quello che, chiunque abbia letto le carte napoletane della signora Mastella, si è accorto; quello che ha cercato di far capire Prodi due giorni fa all'apertura dell'anno giudiziario (devo dire, con un'ingenua onestà) e quello che ha detto ieri il vcprsdnt del csm Nicola Mancino. Pensate un po' che spasso se il governo, caduto per l'arresto della moglie di un ministro, dovesse scoprire che quella moglie, come appunto diceva Mancino, è stato "sbagliato arrestarla". Che spasso. E a me chi mi ridà indietro i soldi del biglietto?

sabato 26 gennaio 2008

Il corriere di Paperopoli

Rubricata sotto la testatina "la grande dinastia dei Paperi", oggi Beppe Severgnini - acuto rubrichista del quotidiano meneghino - intervista Paolino Paperino, a pag 31. Bel colpo, anche se l'intervista, precisa l'autore per non spiazzare il lettore, è "immaginaria". Bello, molto bello. Quasi come, andando più avanti, quando il Corriere di Paperopoli, poche pagine dopo, affida al suo giurista Vittorio Grevi un bel pezzo su "Questa giustizia, lenta e mediatica". Lenta e mediatica, questa giustizia. Chissà come. Chissà per colpa di chi. E chissà su quali giornali, eh.

Il Foglio. amanda, la morte, i balli in maschera. E’ la nuova cronaca nera

Dei delitti e delle scene. Metà Kubrick, metà Schnitzler. Il doppio sogno della studentessa americana, in carcere da cento giorni per il giallo di Perugia. Come un’inchiesta con troppi indizi si trasforma in un processo agli aggettivi

venerdì 25 gennaio 2008

Un paese strano

Certo che è un paese molto strano quello in cui il presidente del Consiglio cade, e viene sfiduciato, dopo l'arresto di un familiare di un ministro e dopo un'inchiesta sul ministro stesso, (che tanto si sa come andrà a finire, ma quando finirà se lo ricorderà qualcuno?) mentre un presidente di Regione viene "fiduciato" dopo una condanna a cinque anni per favoreggiamento semplice; condanna festeggiato con un vassoio di cannoli. In fondo, se proprio devo essere sincero, se dovessi fidarmi di uno tra Prodi e Cuffaro credo proprio che mi fiderei del primo, più che del secondo. Ma sono solo tutte balle quelle che scrivo: lo sanno tutti che la giustizia non c'entra nulla con la politica.

Il Foglio. Controbunker di W, spunta la vocazione maggioritaria elastica

• Bettini propone un “governo delle riforme”, Veltroni pensa al referendum. E se si va al voto? “Se qualcuno ci sta, ben venga”

Non Prodi, questa è una cattiva notizia

"Non ci sono piu' margini di dialogo con Veltroni. C'e' una legge elettorale vigente che e' una buona legge e dalla quale, in un mese, si potrebbe togliere l'anomalia del premio di maggioranza regionale portandolo ad essere premio di maggioranza nazionale". Lo ha detto Silvio Berlusconi, collegato telefonicamente con 'Porta a Porta'.

Azzardo tecnicamente riuscito, forse

Credo proprio che a questo punto finirà proprio come avevo scritto qualche giorno fa, qui. Con la differenza che nel partito promotore del governo istituzionale c'è un segretario che vorrebbe un Franco Marini premier e un presidente che invece dal Pd che ha fondato potrebbe anche uscire. Avete presente l'Asinello? A questo proposito, mi piacerebbe davvero sapere chi è stato il consigliere creativo che ha messo bocca alle formidabili creazioni della sinistra degli ultimi dieci anni: Asinello, si diceva; ulivo, margherita, la quercia, i ramoscelli. L'unica ipotesi è che tra botteghe oscure e piazza del Gesù girino i tagliandini con lo sconto per il bioparco.

giovedì 24 gennaio 2008

Mr Prodi: assume the position

Come un'ombra, certo. E' lì, aspetta che finisca l'altro per arrivare lui; prova a fare qualche sgambettino nascosto e poi, giustamente, nasconde subito la gamba. Prima dice che le elezioni sono il male assoluto, poi dice che noi siamo con Prodi e oggi invece, provando a rassicurarlo, Veltroni ha spiegato a Prodi per quale motivo non c'è da preoccuparsi. Romano: "Noi stiamo dietro a te". E se puoi, appena ti capita, caro Romano: ce la raccoglieresti mica quella saponetta che ci è caduta prima?

Endorsment di Mario Monti su Repubblica per l'impossibile governo di Mario Monti a Palazzo Chigi

Qualche speranza per il governo tecnico ancora c'è. Prodi naturalmente non ha alcuna voglia di farsi asfaltare da Veltroni e come ama dire il prof bolognese chi vuol far morire Prodi morirà con lui. Dubito che Prodi si metta a fare liste elettorali, ma effettivamente la minaccia basta e avanza per far cagar sotto il loft di Veltroni. In tutto questo oggi indovinate un po' chi c'è su Repubblica? Chi poteva esserci intervistato con il governo che cerca un tecnico e il tecnico che sta in panchina e nessuno lo vede. Indovinate un po' cosa dice il professionista mancato del governissimo, Mario Monti, oggi su Rep: "L´idea di andare verso riforme strutturali che prevedono più liberalizzazione e più concorrenza, da noi non si scontra più con l´ostacolo di una opposizione culturale e intellettuale, ma con l´incapacità del sistema politico di realizzare molto su questa strada perché è strutturalmente debole rispetto alle corporazioni organizzate". Ditelo voi: servirebbe proprio cosa a questo paese, dottor Monti?

mercoledì 23 gennaio 2008

Tecnicamente

Mettete insieme Rutelli, D'Alema, Casini, Bertinotti, Marini, Napolitano, Pisanu, un po' Veltroni, un po' Franceschini, un po' Cicchitto e poi guardate questo sondaggio. Se non è questione di logica, forse un po' di numeri lo è.

Recessione a chi?

Sarebbe molto interessante capire come mai negli Stati Uniti il prodotto interno lordo che cresce dell'1.5 per cento è un prodotto interno lordo che "sta per affogare nella recessione" (e che quindi merita la riduzione del tasso di interesse dello 0.75) mentre un prodotto interno lordo dell'1.6 per cento in Europa ci fa dire ah belli, nessun problema, tutto sotto controllo: meglio stare attenti all'inflazione, sai, noi abbiamo il patto di stabilità. Etc, etc. A me pare molto semplice, per quanto confesso di non capirne molto: se si va in recessione vuol dire che si consuma di meno e si produce di meno, se però a me abbassano i tassi io spendo di più e qualcosina in più la si produrrà senz'altro. A meno che non si voglia ammettere che al carrozzone europeo più che provare a crescere (non dico a tutti i costi ma quasi) interessa semplicemente sopravvivere. Ecco, se il profilo è questo diciamo che a noi di politiche che sopravvivono ci basta e c’avanza quella del nostro caro Prodi.

martedì 22 gennaio 2008

Azzardo

Ci provo: giovedì Prodi cadrà. Domani la Camera gli rinnoverà la fiducia ma al Senato non si scappa, c'è poco da fare, i senatori non ci sono. E poi: Napolitano vuole il governo istituzionale o forse tecnico; lo stesso Bertinotti, lo stesso Marini. A Veltroni fa vomitare l'idea di un governo istituzionale o tecnico, ma secondo me finirà così: governo tecnico di Pd-Udc (con D'Alema mediatore e con un Marini magari presidente del Consiglio, perché Draghi non accetterà mai) e dopodiché legge elettorale. Poi si va a votare (e per Veltroni è ottimo perché non avrà più l'ombra mortifera del governo). Chissà. Ma, almeno credo, con questa legge secondo me Napolitano a Veltroni non lo farà votare.

Ahi, ahi.

E qui casca l'asino.
Fabris, Udeur: La verità è che l'Udeur "ha sventato la minaccia del referendum e del Veltronellum..." e che il pd "in tre mesi ha sfasciato tutto".

L'oratorio di Mastella

Non so se avete sentito. Clemente Mastella, ex ministro della Giustizia, prima di comunicare al futuro ex presidente del Consiglio il suo basta a questa maggioranza piuttosto che comporre il numero del centralino di Palazzo Chigi, ce quindi chiamare Sircana e farsi passare Prodi, ha composto il numero del centralino del Vaticano, e si è fatto passare Bagnasco. Nulla contro Bagnasco, nulla contro la chiesa, nulla contro il Vaticano: figuriamoci. Solo che se domani non avessi più voglia di giocare a calcetto con i miei amici io farei così: chiamare i miei compagni di squadra, magari poi chiamare anche i miei avversari e gli spiegherei che proprio non ce la faccio, grazie, non mi va più di giocare con delle pippe come voi. Solo che se fossi al posto dei miei compagni, e se i miei compagni sapessero che prima di lasciarli in dieci in campo avevo informato il cappellano del mio quartiere, sono sicuro che i miei compagni penserebbero o che ho sbagliato numero di centralino, o che avevo bisogno di un consiglio dall'altro centralino oppure che la partitella in realtà pensavo che si giocasse in oratorio, e non in Parlamento.

Notte Bill

http://it.youtube.com/watch?v=BpEckWHSvXk&eurl=

Per favore

Almeno non ci prendessero per il culo: Il procuratore della "spallata" all´Udeur "Mai pensato a queste conseguenze". Per favore. Per favore. Per favore.

Domandina

Ma se Prodi cade davvero, se Napolitano non apre la porta del governo di solidarietà sociale, siamo sicuri sicuri che Prodi non si ricandiderà? Alla fine della legislatura lascerò la politica, aveva detto. Vale anche se la legislatura finsice prima?

lunedì 21 gennaio 2008

Scomodo

E' tutto un fiorire di complotti, o gomplotti come diceva lui. Mastella: "Ho rappresentato il ministro scomodo che vuole la pace fra magistratura e politica. Davo fastidio. Complotto è una parola grossa? Anche i fatti lo sono".

L'intervista del giorno

L'incontenibile Pecoraro Scanio (ora difeso anche da Alberto Asor Rosa che, firmatario di un appello di solidarietà, invita ad "aprire gli occhi sulle vere ragioni che hanno portato all´emergenza rifiuti in Campania") in una incredibile intervista a Repubblica spiega perché ormai sia diventato un ministro troppo, troppo scomodo: "Se non ci fossero le condizioni per i verdi di continuare la battaglia contro affaristi e camorristi, io non resterei un minuto di più a fare il ministro dell´ambiente".

domenica 20 gennaio 2008

Cuffaro

Preferisco non leggere il blog di Beppe Grillo perché rischio di essere con lui concorde (bruttissima parola che adoro), ma comunque sia un politico che mangia cannoli dopo essere stato condannato a cinque anni per aver 1) spifferato a un mafioso che qualcuno lo spiava, 2) per aver spifferato a un mafioso che le sue talpe erano state beccate, per quanto non sapesse che i due signori in questione fossero mafiosi, dovrebbe avere un minimo di eleganza e continuare a mangiare tutto quello che vuole: cannoli, cassate, arancini, sfingi di san Giuseppe e panserotti; a casa, però.

Un consiglio

Se volete un consiglio, per capire gli esteri, oltre a quelli bellissimi del giornale per cui lavoro, leggetevi anche quelli della Stampa.

Veltroni

Quando si dice la "notizia". Oggi i giornali, per la seconda volta in tre giorni, titolano tutti allo stesso modo. Giovedì era "Così fan tutti", sul caso Mastella; oggi è Veltroni: "Il Pd da solo alle elezioni". Ohibò, che novità.

venerdì 18 gennaio 2008

Mastella

A me sta pure simpatico Mastella e secondo me è una roba scandalosa quest'inchiesta: non solo così fan tutti - che di per sè non è una giustificazione - ma per di più qui c'è un arresto fatto con il timer, senza uno straccio di prova clamorosa. Le nomine funzionano così, può non piacere ma è così: e semmai è uno schifo, ma non è un reato. Ecco: non è una parola che amo la "Casta" il libro non lo leggerò neanche sotto tortura, però quando il senatore dice "Io non sono la Casta" (dopo che la moglie aveva spiegato di essere scomoda perché cattolica), ecco lì mi viene un po' da ridere, pensando a questo.

giovedì 17 gennaio 2008

Legge elettorale

L'unico che si dovrebbe davvero dimettere, oltre a Prodi, è il signor Enzo Bianco, che con un colpo di classe è riuscito a far litigare An e Forza Italia, Forza Italia e Udc, Udc e An, Forza Italia e Pd, Pd e Pd D'Alemiano, Pd e Prc, Pd e Udc, e forse dimentico qualcuno. Il sistema elettorale di Bianco è un vergognoso ritorno al proporzionale puro, vergognoso perché il mio non è un giudizio di merito, ma di metodo: Berlusconi e Veltroni (e Casini e Bertinotti) avevano solo bisogno di una bozza che non dicesse troppo, che fosse votabile e che poi fosse emendabile. E invece no: hanno fatto una bella roba che non si può votare (il tedesco puro non ha alcuna maggioranza da nessuna parte!!!!!!) e ora si va al referendum, probabilmente per fortuna; visto che questo è il modo forse perfetto per Veltroni e Berlusconi per mettersi d'accordo ma resta un fallimento per chi voleva fare una legge elettorale in Parlamento. Non se ne può più.

Mastella

Dopo aver letto le "intercettazioni" della famiglia mastella ho scoperto che non è più depenalizzato il reato di spoils system.


martedì 15 gennaio 2008

Sapienza

Ci sarebbero molte cose da dire: il Papa, il rettorato okkupato, la depapalizzazione dell'Università, il Rettore che proprio non capisce. Etc, etc, etc. Tante cose da dire, visto che quell'Università la conosco bene, essendoci stato fino a tre anni fa. Tante cose, ma una in particolare: Bravi coglioni. E bravo Punzi: perché il Papa no no no e Ahmadinejad invece sì sì sì.

I Canà Believe

A bocce ferme, come direbbe la D'Amico, il film l'allenatore nel pallone è un film da sconsigliare sia per chi ha visto il primo, capolavoro, perché ti fa pentire di aver visto il primo che ti ha costretto a vedere il secondo; sia, è da sconsigliare, perché se vedi il secondo non ti verrebbe mai la voglia di vedere il primo, che invece è molto bello: era nuovo, geniale, battute vere, probabilmente fortunato ma certamente azzeccato. Questo invece è così. Se dovessi fare un discorso con il ditino alzato e la camicia del collo molto abbottonata direi che è incredibile come possano girare - e avere successo - film con una trama copiata da un film precedente; film dove le scene più belle sono quelle che ti rovinano i ricordi del vecchio film e in cui si dovrebbe avere un po' di decenza e dire: ma se non ho un'idea per quale motivo devo prendere per il culo chi va a cinema?, ditino alzato. Risposta, con il collo abbottonato: tanto c'è gente come me che basta che si parla di pallone, e voilà. C'è una cosa che però, ricominciando a mangiare pop corn, non capisco. Il film, ripeto, è quanto di più brutto io abbia mai visto dai tempi dello Zio di Brooklyn - Brokkoline, secondo l'agrigentina pronuncia di mia nonna - e probabilmente è uno dei film meno ben recitati dai tempi di quel terribile film di Sergio Castellitto in Cina (la stella qualcosa, boh). Resta un mistero come faccia un film del genere ad avermi messo così di buon umore.

lunedì 14 gennaio 2008

Il Foglio. "C’è un anello mancante tra Cav. e Ing."

Un americano a Roma (e a Ivrea). Ha visto molto da vicino Kissinger, Bernabé, Guido Rossi, Bazoli, Bernheim, Mastella. Si chiama James, James Hansen

Ahi

In effetti se ne sente la mancanza, da un mese e mezzo Clemente Mastella.blogspot non viene aggiornato.

Baffetti, Iraq, mmaggica

Oggi D'Alema, dopo una giornata allo stadio a vedere ammaggica (con intervista nel dopo partita, "La Roma non si discute, si ama"), e dopo che ieri, prima di lui, era intervenuto da Fazio Adriano Sofri (puntata bellissima, tra l'altro), D'Alema - diciamo - parla del mondo a che tempo che fa. Bello. Bello perché ci vuole un ministro come lui che "legge suoi giornali" quello che capita nelle commissioni che discutono il futuro del suo partito. Bello perché, dialogando sul mondo, ribadisce che in fondo "L'Iraq non era una minaccia vera", che in fondo non lo è neppure l'Iran (che però ammazza tante persone, quindi in quota moratoria-pena di morte è uno stato cattivo, ma non così pericoloso, spiega il ministro degli affari del Mondo); dice di avere un profondo legame con la famiglia Clinton (che voterebbe, negli Iuesei), sostiene che siano stati i Talebani a uccidere la Bhutto (islamisti non è sinonimo di Talebani, ma questo, il ministro, certo che lo sa), dice che girare il mondo con tutti quei magnifici cappellini non è un problema; quello in Vietnam, effettivamente, era brutto brutto, ma lui - gagliardo e innamorato degli anni che furono - dice che in "Vietnam avrei fatto tutto quello che mi avrebbero chiesto". Bello quando dice se vuoi la pace prepara la guerra; bello quando, da ministro del Mondo qual è, propone un'originale campagna di moralizzazione sul disarmo nel mondo; poi Fazio gli ricorda che nel Pd chi è a capo di una fondazione non può avere ruoli, diciamo, di dirigenza nel Pd. E qual è il problema, spiega il ministro, io "non ho alcun ruolo esecutivo" e, aggiunge, nemmeno "lo auspico", diciamo. Avrebbero potuto chiedere, allora, perché il ministro degli affari del Mondo, che non considera l'Iraq come una minaccia vera, ha votato all'Onu - e ha approvato - la strategia militare di Bush e Cheney, in Iraq. Ha votato; e, chisssà perché, ha votato sì.

domenica 13 gennaio 2008

Sulla legge, elettorale

E' imbarazzante quello che sta succedendo. Veltroni, anche oggi, ha detto che senza Berlusconi non si fanno le riforme, Berlusconi ha detto "Sulla legge elettorale (i partiti della sinsitra) devono prima trovare un accordo fra loro, spero ardentemente che Veltroni ci riesca" e quindi, all'asse con W ci crede davvero. Ora vedrete che succederà, ci sarà la sinistra parecchio estrema che per non ammettere di essere lei stessa la causa delle non riforme, dei non accordi, delle non leggi, della non politica, accuserà Berlusconi di essere un pericolo per l'Italia, un pericolo per le riforme, un pericolo per la democrazia. Ma se la legge non si farà la colpa è della sinistra, non di Berlusconi. E per capire che l'asse giusto è quello del CaW (Cav + W) supportato da Udc+ Prc, mi basta leggere le parole di Mastella, Diliberto, Di Pietro etc: così vogliono eliminare i piccoli partiti. Esatto!!!! Naturale, poi, che il Cav che dice "niente Gentiloni, sennò non discuto" non aiuta. Ma quello si sapeva, e se hanno un minimo di sale in zucca, dopo l'intervista di domani o dopodomani di Gentiloni su Repubblica, vedrete che faranno la legge elettorale e poi magari la Gentiloni. Ma per favore, se proprio dovete farla (davvero va fatta?) fatela dopo, non fatela prima; perché c'è chi comincia ad avere i conati di vomito, a sentir parlare di bozze elettorali. Sta cazzo di legge, fatela e basta.

martedì 8 gennaio 2008

Quello che Prodi vorrebbe dire

LEGGE ELETTORALE: PALERMI (PDCI), BOZZA BIANCO NON ARRIVERA' IN AULA DA PD ATTEGGIAMENTO IMPERIALISTA - FAREMO OSTRUZIONISMO IN COMMISSIONE Roma, 8 gen. (Adnkronos) - ''L'atteggiamento 'imperialista' del Pd ha fatto fuori tutta la maggioranza dalle discussioni per una nuova legge elettorale. Che Veltroni riesca a fare la quadra con Berlusconi, non ci interessa neanche un po'. Che individui nella bozza Bianco la soluzione dei problemi, ci interessa ancora meno''. Lo afferma Manuela Palermi, capogruppo Verdi-Pdci a palazzo Madama. ''Visto che non riusciamo a convincere con le buone il Pd a ragionare con la maggioranza per un accordo unitario, ci tocchera' farlo con le cattive. Continueremo -conclude- l'ostruzionismo in commissione Senato sulla bozza Bianco e poi presenteremo migliaia di emendamenti. Difficile che quella bozza riesca ad approdare in Aula''. (Pol-Fan/Col/Adnkronos) 08-GEN-08 13:33

Ecco, ora togliete il cognome Palermi e aggiungete il cognome Prodi, e vedrete che invertendo gli addendi il risultato non cambia.

lunedì 7 gennaio 2008

Veltroni

Mi sa che a W converrebbe sbiragarsi.

Violante

A volte mi sembra che si sfiori pubblicamente il ridicolo. Ecco Luciano Violante, nel weekend in cui i cammelati con i baffetti si sono scatenati contro Veltroni (riepilogo degli ultimi giorni, da una parte Franceschini, Bettini, Veltroni, Vassallo, Ceccanti - dall'altra due interviste di D'Alema, due di Violante, poi La Torre, poi altre chiacchiere della Finocchiaro, ieri Marini: ci si diverte un mondo); eccolo Violante, che oggi dice "Se non c’è maggioranza politica nel paese non si può costruire una protesi per dare vita ad una maggioranza fittizia", probabilmente perché ad aprile del 2006 stava al mare, e non si è accorto dei 45.000 voti con cui il centrosinistra ha vinto le elezioni: a meno che quella non sia un magnifico e raro esemplare di "maggioranza politica".

Rothko

Una mostra veramente bella, come non se ne vedevano da anni a Roma. Cara, come al solito, ma veramente notevole. Bellissimi i quadri di Rothko (quello più bello, secondo me, resta questo, ma il problema di Rothko e che se non lo vedi a un palmo non crederesti mai che quei due colori e quei parallelepipedi si allarghino e si stringano, e tu sembri essere lì dentro). I quadri più belli sono quelli del 1957, ma per capire Rothko è importante l'occhio disegnato nel quadro di Tiresia. Mi piace da impazzire Rothko perché riesce a entrare nella tua pupilla e ti mette e ti toglie gli occhiali senza che tu te ne accorga e quello che prima ti sembra sfocato diventa così incredibilmente nitido che ti acceca: guardate questo quadro qui, è simile a un gigantesco yellow che era esposto qui a Roma; giuro, era una roba pazzesca.

Se non lo conoscete date un'occhiata a Gregory Grewdson, uno che prepara una foto come se stesse girando un film. Fenomenale.

domenica 6 gennaio 2008

Letture consigliate

  • Per chi va a New York e non solo per chi ci va, leggete questo capolavoro (consigliato da Danton); mai visto niente del genere: "Molto forte, incredibilmente vicino", Jonathan Safran Foer (31 anni)
  • Per chi vuole un po' capire che succede nella italian justice, Toghe Rotte; a volte un po' banalotto, ma pieno di numeri interessanti e soprattutto con esempi veri di come vanno le cose. Da leggere
  • Da divorare solo se si è particolarmente di buon umore, ma da divorare, Cormac McCarthy e la Strada, neo premio Pulitzer
  • Non ho letto gli altri, ma per capire quanto è meravigliosamente figlio di puttana Sarkozy secondo me basta leggere questo libro, e si capisce parecchio; e si capisce anche che non basta scrivere la prefazione a un suo libro per essere come il libro: Sarkozy, l'ultimo gollista, di Lanfranco Pace
  • Per capire un po' di intrecci tra politica e finanza, saltando a pié pari tutte le parti in cui si aprono i virgolettati per spiegare il problema generazionale della politica italiana, a qualcosina potrebbe servire anche questo libro di Nunzia Penelope, "Vecchi e potenti"

Mica per il quattrino

Interessante oggi Guglielmo Epifani, numero uno della Cgil - di fede ex bertinottiana, ora mussiana ma con ammirazione veltroniana -, che per spiegare perché Air France non va bene per Alitalia finalmente ammette che dei soldi non gliene frega un piffero a nessuno, il problema - dice - è che "Non convince la scelta perché la conosciamo poco e ci sono in gioco diecimila posti". Vaglielo a spiegare poi ai diecimila posti in gioco che per salvare i posti di lavoro (quelli utili, quelli che servono davvero a una compagnia) l'unico modo sia quello di trovare qualcuno che eviti di perdere un milione di euro al giorno, come succede in questi giorni con Alitalia, non di non essere convinti perché Air France e l'offerta francese la conosciamo poco.

Prodi

Mi sembra molto incoraggiante per valutare la mole di cose intelligenti che ha da dire il nostro primo ministro, signor Romano Prodi, notare che l'ultimo post sul suo frizzante blog è datato 9 dicembre 2007. E mi sembra di ottimo auspicio notare la cura con cui il fotografo del nostro primo ministro, signor Romano Prodi, abbia deciso di immortalare il signor primo ministro, in un recente scatto, su un palchettino dietro cui dominano due parole tagliate, purtroppo, in modo un po' inquientante, quasi scolpite sul marmo, no?

Maghi

Si diceva per scherzare, che per i poveri Ris che da vent'anni sono sempre vicinissimi a risolvere il caso di via Poma ci vorrebbe un miracolo, una magia o almeno un taglio in seconda serata ai motoscafi di Miami e Csi. Ora pare che un dossier segretissimo e decisivo potrebbe essere contenuto in un pacchetto telefonico di telefonate fatte da Chiara Poggi a una specie di Wanna Marchi di Varese: su Repubblica sembrano divertirsi da matti, con la nuova strategia degli investigatori: "L´operazione "Polvere di stelle" ha molti aspetti comuni con il caso Wanna Marchi".

In effetti

L'art 126 comma 1 della costituzione italiana così recita: "Con decreto motivato del Presidente della Repubblica sono disposti lo scioglimento del Consiglio regionale e la rimozione del Presidente della Giunta che abbiano compiuto atti contrari alla Costituzione o gravi violazioni di legge. Lo scioglimento e la rimozione possono altresì essere disposti per ragioni di sicurezza nazionale".

Schegge elettorale

Uno schemino che potrebbe essere utile per capire che cosa sta succedendo nell'avvincentissimo balletto sulla legge elettorale. Partendo dal loft del Pd, le cose stanno più o meno così: Veltroni sogna un sistema elettorale francese, con doppio turno, presidente della Repubblica con veste regale, piccoli partitini morti e lento, e formidabile, concentramento di voti attorno a due partiti; quello di destra e quello di sinistra. Il sistema elettorale francese piaceva anche a D'Alema, piace a Parisi, potrebbe piacere anche a Prodi (che però non può dirlo, sennò le sue piccole stampelline al governo lo fanno crollare) potrebbe piacere anche a Berlusconi (non esiste un sistema elettorale che non piaccia a Berlusconi, e più o meno lo stesso discorso vale per Veltroni: con un partito sopra il 20-25 per cento l'importante è non avere troppe noie dagli altri, se poi c'è una spintarella maggioritaria tanto meglio, altrimenti pazienza). Detto questo nell'arcobaleno del sistema tedesco (cioè un sistema con collegi non molto piccoli, con una quota di sbarramento tale che permetterebbe la creazione di cinque o sei partiti e che favorirebbe una cosina bianca, alla Casini, che potrebbe arrivare intorno all'8-9 per cento) ci sono Rutelli-D'Alema-Marini (un po' meno Fioroni) un po' di gente di rifondazione (ma in realtà poco Bertinotti, che ama il sistema spagnolo-tedesco di Veltroni e Berlusconi, cioè il Vassallum2), l'Udc e praticamente basta. La cosa più complicata da capire, forse, è che cosa pensa davvero il Pd. Fidatevi pensa così, almeno per quanto riguarda chi comanda, che in questi mesi non ha i baffi: al loft si vuole un sistema francese, per arrivarci si punta a un sistema tedesco-spagnolo (vassallum), che se non dovesse andare bene potrebbe (ma è meglio di no) trasformarsi in un sistema più vicino al tedesco (bozza bianco) che andrebbe però corretta per ritrasformarlo in un mezzo vassallum. Ma pur di non far passare un tedesco puro vedrete che al Pd andrà bene anche il referendum, che in fondo non premia tanto la coalizione, quanto il primo partito della coalizione: andrebbe bene per Veltroni e andrebbe benissimo anche per Berlusconi: potrebbe anche finire così.

sabato 5 gennaio 2008

Obama

Avete letto il discorso di Obama? Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, nove; nove volte nominata la speranza, hope in inglese, spe in latino. Spe? Già sentita questa parolina, qui mi sa.

venerdì 4 gennaio 2008

Sull'aborto

Immagino conoscerete bene la storia della moratoria contro la pena di morte per interruzione di gravidanza, della dieta speciale, del fate l'amore e non fate l'aborto.
Confesso che non ho ancora un'idea totalmente compiuta. Sono contrario all'abolizione dell'aborto, sono contrario all'abuso dell'aborto, sono a favore del safe, legal and rare della signora Clinton, sono contrario alla normalizzazione dell'aborto, sono contrario alla ru486 e considero l'aborto, comunque sia, un omicidio. Su questo non ho dubbi. Se una cosa sta per nascere e se non si fa nulla per interrompere quella cosa vuol dire che quella è una cosa ed è anche umana, se l'essere umano nasce così. Sono consapevole che ci siano dei casi in cui quella cosa è comprensibile che la si voglia abortire, sono convinto che andrebbero rinforzati i consultori ma sono altrettanto convinto che ci siano molte persone che abortiscono come se nulla fosse. Mi farò un'idea un po' più precisa, per il momento però mi sono riletto il pezzo scritto da Pier Paolo Pasolini il 19 gennaio 1975, sul Corriere della Sera e pubblicato oggi sul Foglio; e so che non c'è neppure una cosa su cui non sono d'accordo, almeno della prima parte. La seconda un po' si esagera, ma comunque eccolo qui, leggetelo; è molto bello.

Io sono per gli otto referendum del Partito radicale, e sarei disposto a una campagna anche immediata in loro favore. Condivido col Partito radicale l'ansia della ratificazione, l'ansia cioè del dar corpo formale a realtà esistenti: che è il primo principio della democrazia. Sono però traumatizzato dalla legalizzazione dell'aborto, perché la considero, come molti, una legalizzazione dell'omicidio. Nei sogni, e nel comportamento quotidiano – cosa comune a tutti gli uomini – io vivo la mia vita prenatale, la mia felice immersione nelle acque materne: so che là io ero esistente. Mi limito a dir questo, perché, a proposito dell'aborto, ho cose più urgenti da dire. Che la vita sia sacra è ovvio: è un principio forte ancora come ogni principio della democrazia, ed è inutile ripeterlo.
La prima cosa che vorrei invece dire è questa: a proposito dell'aborto, è il primo, e l'unico, caso in cui i radicali e tutti gli abortisti democratici più puri e rigorosi, si appellano alla "Realpolitik" e quindi ricorrono alla prevaricazione "cinica" dei dati di fatto e del buon senso. Se essi si sono posti sempre, anzitutto, e magari idealmente (com'è giusto), il problema di quali siano i "principi reali" da difendere, questa volta non l'hanno fatto. Ora, come essi sanno bene, non c'è un solo caso in cui i "principi reali" coincidano con quelli che la maggioranza considera propri diritti. Nel contesto democratico, si lotta, certo, per la maggioranza, ossia per l'intero consorzio civile, ma si trova che la maggioranza, nella sua santità, ha sempre torto: perché il suo conformismo è sempre, per la propria natura, brutalmente repressivo.
Perché io considero non "reali" i principi su cui i radicali e in genere i progressisti (conformisticamente) fondano la loro lotta per la legalizzazione dell'aborto?
Per una serie caotica, tumultuosa e emozionante di ragioni. Io so intanto, come ho detto, che la maggioranza è già tutta, potenzialmente, per la legalizzazione dell'aborto (anche se magari nel caso di un nuovo "referendum" molti voterebbero contro, e la "vittoria" radicale sarebbe molto meno clamorosa).
L'aborto legalizzato è infatti – su questo non c'è dubbio – una enorme comodità per la maggioranza. Soprattutto perché renderebbe ancora più facile il coito – l'accoppiamento eterosessuale – a cui non ci sarebbero più praticamente ostacoli. Ma questa libertà del coito della "coppia" così com'è concepita dalla maggioranza – questa meravigliosa permissività nei suoi riguardi – da chi è stata tacitamente voluta, tacitamente promulgata e tacitamente fatta entrare, in modo ormai irreversibile, nelle abitudini? Dal potere dei consumi, dal nuovo fascismo. Esso si è impadronito delle esigenze di libertà, diciamo così, liberali e progressiste e, facendole sue, le ha vanificate, ha cambiato la loro natura.
Oggi la libertà sessuale della maggioranza è in realtà una convenzione, un obbligo, un dovere sociale, un'ansia sociale, una caratteristica irrinunciabile della qualità di vita del consumatore. Insomma, la falsa liberalizzazione del benessere ha creato una situazione altrettanto e forse più insana che quella dei tempi della povertà. Infatti, primo risultato di una libertà sessuale "regalata" dal potere è una vera e propria generale nevrosi. La facilità ha creato l'ossessione; perché è una facilità "indotta" e imposta, derivante dal fatto che la tolleranza del potere riguarda unicamente l'esigenza sessuale espressa dal conformismo della maggioranza. Protegge unicamente la coppia (non solo, naturalmente, matrimoniale): e la coppia ha finito dunque col diventare una condizione parossistica, anziché diventare segno di libertà e felicità (com'era nelle speranze democratiche).
Secondo: tutto ciò che sessualmente è "diverso" è invece ignorato e respinto. Con una violenza pari solo a quella nazista dei lager (nessuno ricorda mai, naturalmente, che i sessualmente diversi son finiti là dentro).
E' vero; a parole, il nuovo potere estende la sua falsa tolleranza anche alle minoranze. Non è magari da escludersi che, prima o poi, alla televisione se ne parli pubblicamente. Del resto le "élites" sono molto più tolleranti verso le minoranze sessuali che un tempo, e certo sinceramente (anche perché ciò gratifica le loro coscienze). In compenso l'enorme maggioranza (la massa: cinquanta milioni di italiani) è divenuta di una intolleranza così rozza, violenta e infame, come non è certo mai successo nella storia italiana. Si è avuto in questi anni, antropologicamente, un enorme fenomeno di abiura: il popolo italiano, insieme alla povertà, non vuole neanche più ricordare la sua "reale" tolleranza: esso, cioè, non vuole più ricordare i due fenomeni che hanno meglio caratterizzato l'intera sua storia.
Quella storia che il nuovo potere vuole finita per sempre. E' questa stessa massa (pronta al ricatto, al pestaggio, al linciaggio delle minoranze) che, per decisione del potere, sta ormai passando sopra la vecchia convenzione clerico-fascista ed è disposta ad accettare la legalizzazione dell'aborto e quindi l'abolizione di ogni ostacolo nel rapporto della coppia consacrata.
Ora, tutti, dai radicali a Fanfani (che stavolta, precedendo abilmente Andreotti, sta gettando le basi di una sia pur prudentissima abiura teologica, in barba al Vaticano), tutti, dico, quando parlano dell'aborto, omettono di parlare di ciò che logicamente lo precede, cioè il coito.
Omissione estremamente significativa. Il coito – con tutta la permissività del mondo – continua a restare tabù, è chiaro. Ma per quanto riguarda i radicali la cosa non si spiega certamente col tabù: essa indica invero l'omissione di un sincero, rigoroso e completo esame politico. Infatti il coito è politico. Dunque non si può parlare politicamente in concreto dell'aborto, senza considerare come politico il coito. Non si possono vedere i segni di una condizione sociale e politica nell'aborto (o nella nascita di nuovi figli) senza vedere gli stessi segni anche nel suo immediato precedente, anzi "nella sua causa", cioè nel coito. Ora il coito di oggi sta diventando, politicamente, molto diverso da quello di ieri. Il contesto politico di oggi è già quello della tolleranza (e quindi c'è un obbligo sociale) mentre il contesto politico di ieri era la repressività (e quindi il coito, al di fuori del matrimonio, era scandalo). Ecco dunque un primo errore di realpolitick, di compromesso col buon senso; che io ravviso nell'azione dei radicali e dei progressisti nella loro lotta per la legalizzazione dell'aborto. Essi isolano il problema dell'aborto coi suoi specifici dati di fatto, e perciò ne danno un'ottica deformata: quella che fa loro comodo (in buonafede, su questo sarebbe folle discutere). Il secondo errore, più grave è il seguente. I radicali e gli altri progressisti che si battono per la liberalizzazione dell'aborto – dopo averlo isolato dal coito – Lo immettono in una problematica strettamente contingente (nella fattispecie italiana) e addirittura interlocutoria. Lo riducono a un caso di pura praticità, da affrontare appunto con spirito pratico. Ma ciò (come essi sanno bene) è sempre colpevole. Il contesto in cui bisogna inserire il problema dell'aborto è ben più ampio e va ben oltre l'ideologia dei partiti (che distruggerebbero se stessi se l'accettassero: cfr. "breviario di ecologia", di Alfredo Todisco). II contesto in cui va inserito l'aborto è quello appunto ecologico: è la tragedia demografica, che, in un orizzonte ecologico, si presenta come la più grave minaccia alla sopravvivenza dell'umanità. In tale contesto la figura – etica e legale – dell'aborto cambia forma e natura: e, in un certo senso, può anche esserne giustificata una forma di legalizzazione. Se i legislatori non arrivassero sempre in ritardo, e non fossero cupamente sordi all'immaginazione per restare fedeli al loro buon senso e alla loro astrazione pragmatica, potrebbero risolvere tutto rubricando il reato dell'aborto in quello più vasto dell'eutanasia, privilegiandolo di una particolare serie di "attenuanti" di carattere appunto ecologico. Non per questo esso cesserebbe di essere formalmente un reato e di apparire tale alla coscienza. Ed è questo il principio che i miei amici radicali dovrebbero difendere anziché buttarsi (con onestà donchisciottesca) in un pasticcio, estremamente sensato ma alquanto pietistico di ragazze-madri o: un tempo essi erano feste, e la loro stessa istituzionalità – così stupida e sinistra– era meno forte del fatto, appunto, felice, festoso. Ora invece i matrimoni sembrano tutti dei grigi e affrettati riti funebri. La ragione di queste cose terribili che dico è chiara: un tempo la "specie" doveva lottare per sopravvivere, quindi le nascite dovevano "superare" le morti. Oggi invece "la specie" se vuole sopravvivere deve fare in modo che le nascite non superino le morti. Quindi, ogni figlio che un tempo nasceva, era benedetto: ogni figlio che invece nasce oggi, è un contributo all'autodistruzione dell'umanità, e quindi è maledetto.

Siamo così giunti al paradosso che ciò che si diceva contronatura è naturale, e ciò che si diceva naturale è contronatura. Ricordo che De Marsico (collaboratore del Codice Rocco) in una brillante arringa in difesa di un mio film, ha dato del "porco" a Braibanti, dichiarando inammissibile il rapporto omosessuale in quanto inutile alla sopravvivenza della specie: ora, egli, per essere coerente, dovrebbe, in realtà, affermare il contrario: sarebbe il rapporto eterosessuale a configurarsi come un pericolo per la specie, mentre quello omosessuale ne rappresenta una sicurezza. In conclusione: prima dell'universo del parto e dell'aborto c'è l'universo del coito: ed è l'universo del coito a formare e condizionare l'universo del parto e dell'aborto. Chi si occupa, politicamente, dell'universo del parto e dell'aborto non può non considerare come ontologico l'universo del coito -– e non metterlo dunque in discussione – se non a patto di essere qualunquistico e meschinamente realistico. Ho già abbozzato come si configura, oggi, in Italia, l'universo del coito, ma voglio, per concludere riassumerlo. Tale universo include una maggioranza totalmente passiva, e nel tempo stesso violenta, che considera intoccabili tutte le sue istituzioni, scritte e non scritte. Il suo fondo è tuttora clerico-fascista con tutti gli annessi luoghi comuni. L'idea dell'assoluto privilegio della normalità è tanto naturale quanto volgare e addirittura criminale. Tutto vi è precostituito e conformistico, e si configura come un "diritto": anche ciò che si oppone a tale "diritto" (compresa la tragicità e il mistero impliciti nell'atto sessuale) viene assunto conformisticamente. Per inerzia, la guida di tutta questa violenza maggioritaria è ancora la chiesa cattolica. Anche nelle sue punte progressiste e avanzate (si legga il capitoletto atroce a pag. 323 de "La chiesa e la sessualità" del progressista e avanzato S. H. Pfurtner). Senonché… senonché nell'ultimo decennio è intervenuta la civiltà dei consumi, cioè un nuovo potere falsamente tollerante che ha rilanciato in scala enorme la coppia privilegiandola di tutti i diritti del suo conformismo. A tale potere non interessa però una coppia creatrice di prole (proletaria), ma una coppia consumatrice (piccolo-borghese): "In pectore", esso ha già dunque l'idea della legalizzazione dell'aborto (come aveva già l'idea della ratificazione del divorzio). Non mi risulta che gli abortisti, in relazione al problema dell'aborto abbiano messo in discussione tutto questo. Mi risulta invece che essi, in relazione all'aborto, tacciano del coito, e ne accettino dunque – per "Realpolitik", ripeto – in un silenzio dunque diplomatico e dunque colpevole – la sua totale istituzionalità, irremovibile e "naturale". La mia opinione estremamente ragionevole invece è questa: anziché lottare contro la società che condanna l'aborto repressivamente, sul piano dell'aborto, bisogna lottare contro tale società sul piano della causa dell'aborto, cioè sul piano del coito. Si tratta – è chiaro – di due lotte "ritardate": ma almeno quella "sul piano del coito" ha il merito, oltre che di una maggiore logicità e di un maggiore rigore, anche quello di un'infinitamente maggiore potenzialità d'implicazioni.
C'è da lottare, prima di tutto, contro la "falsa tolleranza" del nuovo potere totalitario dei consumi, distinguendosene con tutta l'indignazione del caso; e poi c'è da imporre alla retroguardia, ancora clerico-fascista, di tale potere, tutta una serie di liberalizzazioni "reali" riguardanti appunto il coito (e dunque i suoi effetti): anticoncezionali, pillole, tecniche amatorie diverse, una moderna moralità dell'onore sessuale ecc. ecc. Basterebbe che tutto ciò fosse democraticamente diffuso dalla stampa e soprattutto dalla televisione, e il problema dell'aborto verrebbe in sostanza vanificato, pur restando, come deve essere, una colpa, e quindi un problema della coscienza. Tutto ciò è utopistico? E' folle pensare che un' autorità" compaia al video reclamizzando "diverse" tecniche amatorie? Ebbene, non sono certo gli uomini con cui io qui polemizzo che debbono spaventarsi di questa difficoltà. Per quanto io ne so, per essi ciò che conta è il rigore del principio democratico, non il dato di fatto (com'è invece brutalmente, per qualsiasi partito politico). Infine: molti – privi della virile e razionale capacità di comprensione – accuseranno questo mio intervento di essere personale, particolare, minoritario. Ebbene?

mercoledì 2 gennaio 2008